La preoccupazione che l’innovazione tecnologica possa avere ripercussioni negative sul lavoro umano, non è certo una novità correlata agli ultimi sviluppi della robotica. Si tratta di una costante nella storia: basti pensare alla prima rivoluzione industriale, quando l’impiego intensivo del vapore ha generato tanto entusiasmo, quanta ansia. Non c’è dunque da stupirsi che la crescente automazione dei processi produttivi abbia provocato qualche timore relativo all’occupazione. Andiamo a vedere tutto questo nell’articolo di oggi, scritto insieme agli esperti di Cignoli Elettroforniture.

Tecnologia dell’automazione e l’impatto sull’occupazione

Quello riguardante il legame tra robotica e occupazione è un tema complesso. Come spesso accade in questi casi il rischio è quello di appiattirlo su posizioni estreme. Da una parte la tecnofobia porta a non vedere gli aspetti positivi dell’automazione, che solleva i lavoratori umani dalle mansioni più ripetitive e logoranti. D’altro canto però, un’eccessiva tecnomania potrebbe minimizzare i risvolti etici, economici e sociali di un’innovazione che rende via via più labile il confine che separa l’uomo, dalla macchina.

È pertanto necessario adottare un punto di vista critico, ma al contempo malleabile. Il progressivo impiego della robotica nel settore della manodopera ha realmente migliorato l’efficienza e la produttività. I costi complessivi sono inoltre diminuiti e bisogna anche considerare come siano venute fuori tante nuove professioni legate al mondo dell’automazione.

Un’innovazione così profonda e pervasiva ha però anche un risvolto della medaglia da non sottostimare. Specie in questa fase di transizione, non si possono e non si devono ignorare i costi umani relativi alla riqualificazione e alla ricollocazione dei lavoratori. Un ulteriore interrogativo è posto da quali possano effettivamente essere i ruoli svolti da robot e cobot. Cosa accadrebbe ad esempio se, specie alla luce della rapida innovazione apportata dall’AI, via via anche le mansioni più creative e intellettuali venissero soppiantate dall’automazione?

Appare dunque quantomai necessario tener conto di tutti questi aspetti, non solo per discutere delle connessioni tra robotica e lavoro, ma anche e soprattutto per poter implementare l’automazione in maniera virtuosa, con meno risvolti negativi possibili per i lavoratori.

Robotica e innovazione: il futuro prossimo nel mondo del lavoro

Al netto di un dibattito in chiaroscuro, l‘automazione industriale sta davvero cambiando le carte in tavola. Siamo di fronte a un nuovo paradigma in termini produttivi e organizzativi. Grazie all’innovazione robotica le aziende possono adesso rispondere in maniera più veloce alle fluttuazioni di mercato, differenziando e mutando la produzione per mantenersi competitive.

I vantaggi di robotica e automazione sono evidenti anche per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. Questo è vero in particolar modo per settori e operazioni che comportano maggiori rischi fisici e mentali per i professionisti, tra cui:

  • Manifattura
  • Logistica, stoccaggio e movimentazione merce
  • Agricoltura
  • Data entry

Mansioni del genere beneficiano enormemente dell’automazione, in quanto i robot non hanno di fatto alcun limite correlato a stanchezza e mancanza di lucidità. Robotica non è tra l’altro sinonimo di sostituzione. Nel campo della logistica ad esempio, mentre gli AMR (Robot Mobili Autonomi) movimentano la merce, i lavoratori umani continuano a collaborare attivamente nelle stazioni di prelievo o al momento dell’imballaggio.

Non solo dunque automazione e robotica hanno dato vita a professioni specialistiche tra le quali spiccano ingegneri meccatronici, sviluppatori e programmatori di robot o specialisti dell’integrazione; l’innovazione introdotta in fabbrica si è tradotta anche in una riallocazione di risorse per esaltare i ruoli dove il lavoro umano è ancora indispensabile. Un ruolo centrale sarà quindi giocato dalla formazione. Come anche testimoniato dagli autorevoli report OCSE e WEF, il mercato del lavoro presenta notevoli chances sia per gli esperti di robotica e automazione, sia per quei lavoratori particolarmente dotati di competenze trasversali, non riproducibili anche dalla macchina più evoluta.

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