Come conquista il pubblico

Un bravo oratore dovrà essere brillante, positivo, divertente e coinvolgente, non dovrà essere noioso, depresso e negativo. Se si hanno delle peculiarità che sono parte del carattere, come la tendenza ad essere pessimisti, è indispensabile limare questo difetto che non aiuterebbe a comunicare con gli ascoltatori nel modo corretto; al contrario, se tra i punti di forza esistono qualità come ad esempio l’ironia e il sorridere spesso, sarà un vantaggio puntare su di esse.

Si immagini un relatore di fronte al pubblico, che inizia a parlare con fare sicuro, risultando simpatico e brillante: mentre argomenta uno dei suoi obbiettivi è quello di persuadere chi lo ascolta, di tirarlo dalla sua parte, di arrivare a lui “convincendolo” che quanto afferma corrisponde alla verità.

Se per caso lo stesso relatore affermasse invece delle cose che non corrispondono al vero, magari in merito ai suoi successi, o alla sua vita personale, creerebbe un muro tra lui e il pubblico, verrebbe messo in discussione e non verrebbe creduto.

Il pubblico metterebbe in dubbio l’integrità della sua persona. Quante volte è accaduto ai personaggi politici ai quali è stata accordata fiducia? In casi simili l’opinione si fonda sul ruolo che un personaggio di tale spessore ricopre per la società. Venendo meno quello spessore, il popolo smetterebbe di mettersi nelle sue mani e non crederebbe più alle sue parole.

La prima radice della coerenza è quella cognitiva, le persone scelgono di fidarsi perché reputano quella persona, il relatore, che sia un politico, un venditore o un imprenditore preparato, informato ed esperto in quella materia.

Si pensi ora all’immagine che viene data sui social da personaggi di spessore; a volte la fiducia accordata è talmente “liquida” che basta un post o un tweet discorde dall’immagine che le persone si sono fatte di lui, da renderlo tutt’altro che credibile ai loro occhi; in modo diverso, ma è quanto accadrebbe a un oratore nel caso del Public Speaking (approfondisci su massimillianocavallo.com).

La seconda radice della coerenza è quella etico–valutativa, la quale crea un forte legame tra chi ascolta e chi parla, basato sulla condivisione di valori, sul medesimo giudizio su ciò che è buono e desiderabile e su ciò che non lo è.

Essere credibili significa soprattutto essere seri, onesti, affidabili, e significa essere fedeli alla parola data: una persona che si pone di fronte a una platea deve essere consapevole del fatto che quelle persone si aspettano che le sue parole siano coerenti con i suoi valori personali, con la sua etica.

La terza radice è quella affettivo emotiva nella quale la fiducia e la credibilità sono accordate in conseguenza di un legame affettivo, come tra madre e figlio o come avviene in una coppia, ma ancora più genericamente si tende a ritenere credibili le persone che piacciono, con le quali ci si trova bene e che ritenute sono simpatiche.

La credibilità è un rapporto di fiducia tra l’oratore e il pubblico

Quello che si crea tra l’oratore e il suo pubblico durante l’esposizione di un argomento è una sorta di tacito accordo tra le parti, durante il quale l’ascoltare che recepisce il messaggio e lo fa suo, accorda al relatore una fiducia; si fida delle sue affermazioni, crede ad esempio che davvero possa aiutarlo a seguire i suoi passi per avere il suo stesso successo.

Si pensi al caso di un venditore: l’ascoltare, instaurando con lui un rapporto di fiducia, si convincerà che il prodotto che gli viene presentato corrisponde davvero alle caratteristiche descritte; il potenziale acquirente non amerebbe pensare che dietro ci sia un interesse personale del venditore, il feeling creato gli impone di credere invece che quel prodotto sarà un bene per lui.