Estrazione dentale cos’è e complicazioni

Una tra le procedure di chirurgia orale più comuni è sicuramente quella di estrazione dentale. Si tratta di una pratica non particolarmente dolorosa, in quanto viene eseguita in anestesia locale. L’area interessata all’estrazione dentale viene dunque desensibilizzata e il paziente sentirà giusto una sensazione di pressione o trazione.

Tra le preoccupazioni più comuni delle persone che devono sottoporsi all’intervento si trovano quelle legate al periodo post-estrazione dentale, durante il quale oltre a delle sane pratiche di prevenzione e igiene orale, possono essere opportuni altri trattamenti odontoiatrici specialistici. Ne abbiamo parlato insieme al Dottor Gola che svolge la sua attività come dentista a Pavia.

Estrazione dentale cos’è

Un’operazione di estrazione denti, o avulsione dentale, consiste nella rimozione dell’elemento dentario dal suo alveolo, ovvero la cavità ossea mandibolare/mascellare entro cui è posizionato. A seconda dello stato del dente, si può parlare di:

  • Estrazione dentale semplice: in questo caso l’avulsione riguarda un dente visibile e completamente erotto attraverso la gengiva. Il dentista opera utilizzando un elevatore e una pinza ed esercitando una pressione di entità variabile sul dente interessato;
  • Estrazione dentale chirurgica: questo tipo di intervento è più complesso, in quanto interessa un dente incluso, quindi parzialmente o totalmente coperto dalla gengiva. Prima di procedere all’estrazione dei denti, il dentista deve dunque incidere per creare un accesso. Nei casi più difficili, può essere necessario anche rimuovere alcuni frammenti delle ossa circostanti, dividere il dente in più sezioni o addirittura ricorrere all’anestesia generale. In quest’ultimo caso, l’estrazione dentale avviene in ambito ospedaliero.

In genere si cerca di evitare l’intervento, se non strettamente necessario, dato che per quanto possa essere una pratica di routine, il post-estrazione dentale presenta comunque dei fattori di rischio e stress per l’organismo. Il dentista dà quindi priorità a metodi conservativi, valutando solo successivamente il ricorso all’estrazione dentale. Tra le cause più comuni che portano all’estrazione dentale si ricordano:

  • Carie, pulpiti o ascessi di grave entità;
  • Cisti dentali o granulomi;
  • Denti che presentano gravi danneggiamenti;
  • Stati di affollamento, inclusione o sovrannumero dei denti;
  • Piorrea in stadio avanzato;
  • Mancata caduta dei denti da latte.

Un’eccezione a quanto detto riguarda l’estrazione dei denti del giudizio. I terzi molari possono infatti venire estratti preventivamente anche in assenza di infezioni o patologie. In questo modo si evitano disturbi futuri, quali malocclusioni , denti storti o infiammazioni croniche.

Le possibili complicazioni nel post-estrazione dentale

Qualche fastidio nei primi giorni post-estrazione dentale è assolutamente normale. In genere si assiste a un gonfiore della guancia dal lato interessato all’intervento, con annesso dolore di intensità variabile. Sintomi di questo genere possono essere trattati con semplici antinfiammatori e applicazione di impacchi freddi. Alcune possibili complicazioni dell’estrazione dei denti devono invece essere attenzionate e trattate in maniera specialistica.

È ad esempio il caso dell’alveolite post-estrazione dentale, ovvero il dolore causato dall’osso denudato dopo la degradazione del coagulo alveolare. Generalmente insorge a 2-3 giorni dall’intervento ed è più frequente dopo l’estrazione dei denti del giudizio. In questo caso si procede con risciacqui a base di soluzione fisiologica o clorexidina allo 0,12% e applicazioni di materiale palliativo. Tra le opzioni attualmente più in voga, una miscela di antimicrobici e anestetici (butamben, eugenolo e iodoformio).

Un’altra complicazione che richiede il trattamento odontoiatrico è l’osteonecrosi della mandibola. Si tratta della necrotizzazione delle aree di osso mandibolare esposte attraverso la gengiva in seguito all’estrazione dentale. Questo disturbo che causa dolore, mobilità dei denti e fuoriuscita di pus, può insorgere anche conseguentemente a un’eccessiva assunzione di farmaci bifosfonati. Per trattare l’ostenoecrosi mandibolare, il dentista deve inizialmente procedere rimuovendo parte dell’osso coinvolto. Successivamente si prescrive una terapia a base di antibiotici orali e collutori antibatterici.

Infine un occhio di riguardo va prestato al sanguinamento. Se nel post-estrazione dentale le gengive continuano a sanguinare per più di qualche ora, e dopo diversi tentativi di tamponamento, potrebbe essere necessario l’intervento del dentista per suturare l’area interessata.

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